Dal 13 ottobre fino al 2 dicembre 2018 sarà possibile visitare la mostra dedicata ad Augusto Ferrari, curata dalla Liliana Pittarello, presso la Sala consiliare del Palazzo Comunale di Cambiano, in contemporanea con la sezione allestita presso la Pinacoteca Albertina di Torino.
Intervistiamo l’Assessora Daniela Miron che ci accoglie durante la visita nei pomeriggi del venerdi.
Chi era Augusto Ferrari?
«Augusto Ferrari nasce da ignoti nel 1871 a San Possidonio (Mo) e solo 21 anni dopo arriverà a Torino successivamente al riconoscimento da parte del padre. Qui ha potuto dedicarsi all’arte studiando e lavorando. Studia pittura con Giacomo Grosso, plastica ornamentale con Luigi Belli, disegno d’architettura presso l’Accademia Albertina, stili antichi e moderni con Giovanni Vacchetta. Queste conoscenze daranno al Ferrari una capacità di espressione artistica a 360°».
Qual è il legame del Ferrari con Cambiano?
«Augusto Ferrati nel 1911 affrescò la chiesa parrocchiale, su indicazione del suo il maestro Giacomo Grosso.
Il risultato fu di una bellezza e di una veridicità straordinaria. Egli possedeva il grande talento di saper governare lo spazio attraverso la pittura .
Purtroppo negli anni sessanta gli affreschi sono stati quasi interamente rimossi e in parte ricoperti, in fase di ristrutturazione della chiesa, probabilmente perché deteriorati da infiltrazioni d’acqua dal tetto.
È possibile rimirarli, dopo 60 anni, riprodotti virtualmente sulla volta della Sala consigliare, visitando la mostra».
Qual è il legame più forte del Ferrari con Giacomo Grosso?
«La realizzazione di enormi tele dipinte per costruire complesse realtà dei “Panorami” di suggestiva bellezza. Erano tele enormi, alte fino a i 15 metri che raffiguravano scene forti, di battaglie, di terremoti, di assedi. Per esporle veniva costruito un padiglione su base circolare alle cui pareti si esponevano le tele ed alla base si allestivano scene adeguate con materiali in scala reale, per accentuarne la percezione della tridimensionalità. Stando all’interno della grande costruzione il visitatore si immergeva completamente in queste scene. Si può dire che i “Panorami” siano stati il predecessori della contemporanea “ realtà digitale immersiva”. In mostra viene esposto del materiale storico iconografico che ne testimonia la grandiosità».
Quali tecniche utilizzava per garantire la veridicità nei suoi affreschi e dipinti?
«È stato molto bravo a sfruttare anche le neotecnologie del periodo storico, infatti utilizzava spesso la fotografia per costruirsi le scene in posa che poi ritraeva sulle tele. Solitamente si serviva sempre degli stessi modelli che è possibile riconoscere su elaborati differenti».
È stato anche un viaggiatore?
«Si, ha viaggiato molto, specialmente tra Buenos Aires e Torino. Proprio a Buenos Aires, tra il 1915 e il 1922, conosce la moglie Celia con la quale ha costruito la sua famiglia. Si afferma come pittore raggiungendo l’apice come architetto-frescante nella chiesa di San Miguel. Rientra in Italia per qualche anno per poi trasferirsi definitivamente in Argentina dove riprenderà la sua attività di architetto. Progetta chiese, ville e edifici religiosi. Da ricordare è la grande chiesta dei Cappuccini a Còrdoba».
In quali giorni è possibile visitare la mostra?
«Vi aspettiamo ogni venerdì, sabato e domenica dalle ore 15,00 alle ore 18,30 presso la Sala consiliare del Palazzo Comunale, fino al 2 dicembre.
Vi esorto a venire perché questa è una seconda bella occasione, dopo la mostra dello scorso anno su Giacomo Grosso, che l’Amministrazione ha voluto dare a tutti i cambianesi in particolare, per riappropriarsi della propria storia e delle proprie radici».
Giuseppina Melino