Lo scorso 15 novembre si è tenuta la prima mostra-dibattito “Arte e Mestieri e economia locale” presso la biblioteca di Santena. La serata è stata organizzata dal Circolo Fotografico Autofocus Cambiano nella persona di Giancarlo Pepe.
Giancarlo come nasce l’idea di questa mostra-dibattito?
«L’idea si sviluppa a seguito della mostra fotografica Arte e Mestieri organizzata due anni fa da Autofocus a Cambiano. Ho riflettuto sul fatto che in passato l’economia era florida perché c’era collaborazione e consapevolezza tra le varie realtà. Inoltre, negli anni 90 sono stato testimone nel Salento di una dinamica simile quando le varie istituzioni e realtà locali hanno deciso di fare rete per sollevare le sorti dell’economia reale e i risultati sono sotto gli occhi di tutti. Tutti conoscono il Salento come centro turistico attrattivo sia per gli aspetti paesaggistici sia per le tipicità agroalimentari del luogo. La mia idea quindi è stata quella di provare ad imbastire la stessa dinamica nella nostra realtà per innescare la miccia per far crescere e rendere consapevole istituzioni e privati».
Che cosa si dovrebbe attuare nello specifico?
«Non so onestamente cosa si possa fare nello specifico perché non ne ho le competenze ma indubbiamente bisogna rivolgersi a dei tecnici qualificati che abbiano una panoramica oggettiva e reale della società. A tal proposito ci siamo affidati alla professionalità dell’economista Dott. Mauro Zangola che è intervenuto alla serata. Zangola è uno dei massimi esperti del settore sulla piazza di Torino».
Quali sono state le considerazioni del Dott. Zangola?
«Il dottore ha fatto una chiara analisi sulla nostra società, vagliando i retaggi storici e culturali che hanno prodotto la realtà di oggi. Spesso i piemontesi sono accusati di essere chiusi e poco attivi, i detti “bogia nen”, tutto ciò ha delle spiegazioni razionali che sono dovute da una parte al clima e alla morfologia della nostra regione che apparentemente può aver indotto le persone a chiudersi e, dall’altra, ragioni storico-economiche inquadrabili nel dopo guerra con la crescita e l’affermazione di mamma Fiat che ha coccolato per anni i nostri conterranei impigrendo gli animi. Quanto appena detto, trova conferma in dati oggettivi Se confrontiamo il tasso attuale di crescita del Piemonte con i dati di altre regioni del nord-est, vedremo che mentre noi viviamo in una situazione di stallo (se non di recessione) le altre località hanno tassi di disoccupazione paragonabili a quelli della Germania. Dobbiamo riflettere senza timori e con consapevolezza se vogliamo fare davvero qualcosa di costruttivo per risollevarci da questa empasse».
Quindi la situazione piemontese sarebbe il risultato di morfologia del territorio interpolato ad un passato fiorente?
«Non esattamente, sono molti i fattori che hanno contribuito a questa realtà. Non dobbiamo dimenticare che la popolazione è in continuo invecchiamento. Il basso tasso di natalità non svecchia e non rinnova le energie fondamentali per una economia vivace. La continua deindustrializzazione sta inasprendo sempre di più i flussi di ricchezza che fanno cristallizzare l’economia. Ribadisco la necessità di creare tavoli di tecnici, istituzioni e privati per analizzare i problemi e rilanciare l’economia locale. Dobbiamo creare consapevolezza per raggiungere i traguardi. Viviamo in una terra ricca di storia, cultura, morfologicamente invidiabile, per cui si tratta di elaborare un valido piano di azione nell’ottica di creare occupazione sia per i giovani sia per chi ha perso il lavoro dopo i 40 anni».
Nella pratica cosa consiglia per rendere più attrattivo il nostro territorio?
«Di fondamentale importanza è il dibattito, il confronto costruttivo e apolitico. Consiglio di schedulare incontri periodici di tecnici, istituzioni, imprenditori privati al fine di risvegliare la coscienza critica rispetto a questi temi nevralgici dando a tutti gli strumenti per capire chi ci rappresenta».
Quali sono le aspettative dopo questo primo evento?
«Spero molto che questo evento possa avere una eco che permetta di fare rete tra le varie istituzioni di tutti paesi limitrofi per garantire un welfare capillare e radicato per noi e le generazioni future».
Giuseppina Melino