Questa sera alle ore 21,00, presso la Biblioteca Civica di via Lagrange n°1, Diletta Bianco con il figlio Erik Vergnano di 8 anni racconteranno le avventure vissute insieme nel Cammino di Campostela.
“Un Vichingo a Campostela” è il diario di viaggio attraverso cui raccontano in modo sincero, senza romanzare, come questa sfida li abbia uniti, rafforzati e abbia fatto affiorare tra loro il giusto spirito di squadra, per affrontare il duro cammino di Siantiago che è un’impresa possibile solo da chi crede di potercela fare.
Petrucci, come è nata l’idea del viaggio con suo figlio?
«L’idea del viaggio è nata il giorno di Pasqua quando nel programma televisivo “Alle falde del Kilimangiaro” trasmettevano un servizio sul Cammino di Santiago. A me è subito sorto un enorme rimpianto perché avendolo percorso una prima volta nel 2002 desideravo tornarci da anni, solo che per varie ed eventuali non era stato possibile. Tra l’altro in quel momento io e mio figlio eravamo positivi al Covid (per fortuna quasi asintomatici) e per me che avevo vissuto per due anni preda della paura, poteva essere l’occasione giusta per tornare a vivere. In generale sono partita per dare una svolta alla mia esistenza ad ampio spettro. Erik ed io siamo legatissimi da sempre, direi che non abbiamo mai tagliato il cordone ombelicale. Gli avevo proposto di stare con i nonni e di lasciarmi partire da sola ma non ha voluto saperne, ha preferito sobbarcarsi 700km e un mese di privazione da tv, giocattoli amici etc. piuttosto che stare senza di me».
Pensate di ripetere esperienze come questa in coppia?
«Assolutamente sì. Tra luglio e agosto abbiamo in programma la via di Francesco tra Toscana ed Umbria. Sono meno di 200km, poco più di una settimana ma è tutto sull’Appennino, quindi per certi versi sarà più impegnativa».
Qual è stato il momento più bello del pellegrinaggio?
«Il momento migliore è stato ad Amandi, nell’Albergue di Sergio, un angolo fuori dal mondo da cui non avremmo voluto distaccarci».
Consiglia questa esperienza anche alle altre mamme?
«Il mio parere è sempre lo stesso: il Cammino andrebbe percorso in solitaria per una serie di motivi che spiegherò questa sera durante la presentazione ma se si decide di partire con i figli bisogna mettersi nell’ottica che diventa il loro cammino, non quello dell’adulto. È una perfetta metafora del ruolo genitoriale perché in tutti i sensi ci si assume il ruolo di guida».
Questa sera ci sarà anche Erik alla presentazione?
«Erik non solo sarà presente alla presentazione ma lo sentirete parlare eccome, anzi, potrebbe essere difficle farlo smettere».